Podcast: La stagionalità nel settore Food & Beverage
In questo episodio Giovanni Bovi, Senior Consultant e Responsabile del Delivery in Plannet, con grande esperienza in ambito supply chain, per i progetti di pianificazione e schedulazione nel settore Food & Beverage, ci illustra
come gestire al meglio il tema della stagionalità in questo settore
quali sono gli effetti sui processi produttivi
i rischi da dover governare
in che modo sistemi avanzati di pianificazione e schedulazione possono rappresentare un valido supporto per una gestione efficace.
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Transcript
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AL: Ciao a tutti e benvenuti a #tipsfromconsultant, il Podcast di Plannet. Io sono Angelo La Malfa e oggi vi presento Giovanni Bovi, Senior Consultant e Responsabile del Delivery in Plannet. Giovanni è uno dei nostri veterani, è in Plannet da circa 17 anni e in questo lungo periodo ha accumulato grande esperienza in ambito supply chain, per i progetti di pianificazione e schedulazione nel settore Food & Beverage. Grazie per essere qui con noi Giovanni, come va?
GB: Buongiorno Angelo e buongiorno ai nostri ascoltatori, tutto bene grazie. Sono molto contento di condividere questa iniziativa con te.
AL: Molto Bene, oggi con Giovanni, parleremo quindi di Food & Beverage, in particolare di come gestire il tema della stagionalità in questo settore. Prima di iniziare e scendere nel dettaglio, ti chiedo una breve fotografia delle problematiche principali che, soprattutto in questo ultimo anno a causa della pandemia, hanno dovuto affrontare le aziende del food & beverage nella gestione della loro supply chain.
GB: Sicuramente l'ultimo anno è stato molto particolare, credo che l'elemento più critico sia stata la variazione dei mix di domanda, perchè tutti abbiamo chiaramente continuato ad alimentarci ma abbiamo cambiato le modalità, siamo andati meno al ristorante o in pizzeria e abbiamo fatto più consumi da casa. Ecco, questa è stata una variazione della domanda molto importante per i nostri clienti.
AL: Benissimo, grazie Giovanni per questa breve ma importante introduzione, e a questo punto ti pongo la prima domanda dell’intervista di oggi, così entriamo subito nel vivo dell’argomento: Cosa s’intende per “stagionalità” e come si può manifestare nelle aziende alimentari?
GB: Il fenomeno della stagionalità è rappresentato dalle vendite di prodotto secondo un andamento ripetibile di anno in anno. Nel settore alimentare, la sua manifestazione è proprio legata alle stagioni climatiche (si pensi al consumo di frutta/verdura, ma anche a quello dei gelati), ma può essere strettamente determinata anche dalle festività (es. dolci natalizi quali pandoro e panettone); questi stessi fattori influenzano sia l’arco temporale sia le quantità secondo cui la stagionalità si manifesta: tornando agli esempi sopra, il consumo di panettoni si concentra pressoché sempre in un mese ed i volumi pro capite possono considerarsi piuttosto constanti. Per contro, il consumo dei gelati in estate copre sicuramente un intervallo temporale più ampio, ma l’andamento climatico (estate torrida vs estate più mite) può determinare un consumo più o meno prolungato, così come può portare a volumi più o meno elevati. Nonostante ciò, gli effetti della stagionalità sono piuttosto evidenti da chi li subisce e possono essere altrettanto gestibili, se opportunamente identificati tramite un’analisi dei consumi storici.
AL: Molto bene, quindi alla luce di quanto ci hai appena spiegato: Quali sono gli effetti della stagionalità sui processi delle aziende alimentari, in particolare sul sistema logistico produttivo?
GB: Come detto, la stagionalità si manifesta sotto forma di richiesta di grossi quantitativi concentrati in periodi specifici e tipicamente brevi. I rischi per chi si fa cogliere impreparati da questi fenomeni sono altissimi e piuttosto “onerosi”: Basso livello di servizio nei confronti del cliente; Bassa produttività degli impianti, dovuta alla loro continua riprogrammazione per fare fronte all’andamento della domanda; Elevato ricorso allo straordinario per quanto riguarda la manodopera, con aumento dei costi di personale; Alti costi logistici, in particolare sul fronte dell’approvvigionamento di materie prime e imballaggi, per la gestione delle richieste “urgenti” dell’ultimo minuto.
AL: Quindi, abbiamo visto cosa s’intende per stagionalità e quali sono gli effetti sui processi produttivi, a questo punto ti chiedo: come possono le aziende e di conseguenza i supply chain manager, difendersi da questi rischi che hai messo in evidenza?
GB: Sebbene possano esserci andamenti talvolta inattesi, fortunatamente la stagionalità ha un suo andamento ciclico e quindi è prevedibile. Le difese che le aziende produttrici possono mettere in campo consistono sostanzialmente in un processo di pianificazione tempestivo, strutturato ed affidabile. Lo studio dell’andamento delle vendite negli anni precedenti consente di prevedere con un ottimo grado di accuratezza su quale sarà l’andamento del fenomeno negli anni a venire, fornendo alle aziende elementi importanti per organizzare la campagna produttiva con sufficiente anticipazione, in modo da farsi trovare pronti quando arriverà il picco stagionale. Nella pratica, questo si concretizza con diverse mosse: costituzione con adeguato anticipo di scorta a magazzino di prodotto finito, ovviamente tenendo conto della vita utile del prodotto (es. data di scadenza); conseguentemente, un dimensionamento di tutte le risorse produttive e logistiche in gioco, quali personale di produzione, ma anche spazio di magazzino per lo stoccaggio del prodotto e definizione di strategie di approvvigionamento materie sufficiente a coprire la campagna produttiva. In altre parole, la capacità principale del processo di pianificazione deve essere quella di saper “domare” la curva di stagionalità, cercando di spalmare gli effetti del picco sui periodi precedenti.
AL: Ottimo, risulta evidente quindi che una gestione della pianificazione ottimale rappresenta non solo un elemento critico, addirittura direi un vantaggio competitivo ma concretamente, puoi dirci in che modo software avanzati di pianificazione possono supportare questo processo?
GB: Gli strumenti software in questo senso rappresentano una validissima risposta a questa esigenza. Innanzitutto, attraverso un buon sistema di calcolo di previsioni è possibile analizzare l’andamento storico dei consumi e determinare una curva di domanda futura. Questa, deve essere poi elaborata da sistemi di supply chain in grado di convertire quei volumi di vendita in fabbisogni di risorse produttive (es. ore impianto, ore uomo, kg materie prime, posti pallet, ecc.). Meglio ancora, se questi strumenti sono in grado di trattare queste risorse a capacità finita e quindi di elaborare automaticamente scenari produttivi realistici ed affidabili. I software più evoluti consentono di sfruttare funzionalità avanzate molto utili in questo contesto: una fra tutti, questi sistemi sono in grado di suggerire l’andamento della scorta a magazzino in funzione dell’andamento della domanda, ovvero ad inizio della stagione possono indicare quando è il momento di iniziare a produrre di più per costituire la scorta necessaria per far fronte all’incremento della domanda, così come al contrario sono in grado di indicare il momento di “rallentare” il ritmo produttivo al calare della curva, evitando quindi di portare a magazzino prodotto che potrebbe andare venduto a più lungo termine o, ancora peggio, addirittura invenduto e buttato per sopraggiunta data di scadenza. Sempre in questo contesto, alcuni software ancora più evoluti sono in grado di valutare anche il costo totale di pianificazione per determinare il momento giusto in cui accelerare/rallentare la produzione. Questi sistemi prendono normalmente in considerazione i costi di produzione, quelli legati al mix produttivo, i costi stoccaggio e trasferimento, fino al costo per mancato livello di servizio: sulla base di questi valori sono in grado di trovare il giusto equilibrio tra produrre in anticipo (es. meno costi di livello di servizio e produzione, ma più costi di stoccaggio e trasferimento) o attendere l’arrivo del picco, quindi una situazione inversa, ovvero alti costi di livello di servizio e produttivi, ma bassi costi di stoccaggio. Ultimo aspetto infine, anche se come ricordato più volte il fenomeno della stagionalità è ampiamente prevedibile nel suo andamento, la sua entità potrebbe di anno in anno presentare delle variabilità dovute da cause esterne alle aziende stesse (es. fattori di mercato come nuovi player o nuovi prodotti similari, andamento climatico). In questo contesto, i software di pianificazione produzione sono un valido strumento per gestire questa complessità: essi offrono tipicamente tempi di elaborazioni rapidissimi ed una vasta gamma di analisi per scenari che consentono al pianificatore di avere un quadro della situazione sempre aggiornato sulla base del quale prendere le proprie decisioni.
AL: Grazie Giovanni, arriviamo alla mia domanda finale per te oggi, alla luce di tutto quello che abbiamo detto e soprattutto di quello che abbiamo vissuto in questo ultimo anno, se dovessi dare un tuo consiglio, a un responsabile della pianificazione di un’azienda del settore food & beverage che ci chiede: “come posso migliorare, gestire meglio la mia supply chain?”, cosa gli diresti?
GB: il mio consiglio è quello di cercare un sistema dai tempi di risposta molto rapidi. Sappiamo tutti che la realtà è in continua evoluzione e quindi avere uno strumento che possa leggere la mia realtà in pochi secondi, quindi rispondere a fattori di cambiamento, secondo me è veramente importante. Quindi, i fattori di mercato, nuovi player, prodotti similari che escono sul mercato, sono tutti eventi che con uno strumento rapido posso analizzare e cercare di gestire in tempi molto veloci.
AL: Molto bene, è davvero tutto per oggi, grazie mille Giovanni per questa interessante intervista e per aver condiviso questi approfondimenti, con me e con i nostri ascoltatori.
GB: Grazie a voi e grazie a te Angelo.
AL: E, grazie a tutti per averci seguito, vi diamo appuntamento al prossimo podcast di Plannet. Ciao a tutti.