La “strana vita” del pianificatore (nelle moderne organizzazioni produttive)

A tutti noi sarà capitato qualche volta di sperare che la giornata non fosse di sole 24 ore, ma che si potesse attingere a una “fonte nascosta” dalla quale prelevare la risorsa più preziosa, il tempo.

Se questo pensiero è ovviamente solo un’illusione, apre però una riflessione su un tema molto importante.

Qualcuno una volta disse "Time Is What You Make Of It", che tradotto a calco suona "Il tempo è ciò che ne fai", da intendersi che ha ragione di esistere per come lo si utilizza.

Abbandonando le divagazioni simil-filosofiche, e tornando con i "piedi per terra" nel mondo della supply chain e della produzione, questo è un pensiero o una sensazione che spesso si coglie parlando con chi quotidianamente si confronta con il tema della pianificazione e della schedulazione della produzione.

All’alba della 4° rivoluzione industriale, in molte realtà la programmazione è gestita ancora solo in base alle capacità e all’esperienza dei singoli, quasi mai coadiuvate però da strumenti e applicazioni software avanzate e dedicate.

In un mondo sempre più "frenetico" dove i clienti dettano i tempi e le altre funzioni aziendali si aspettano risposte immediate, la figura del pianificatore ha da un lato acquistato una posizione sempre più centrale nell’organizzazione aziendale, ma per contro, dall’altro lato la complessità delle sue mansioni sono aumentate esponenzialmente.

Ecco perché per ottimizzare l’utilizzo del tempo, che rappresenta una risorsa “a capacità finita”, bisogna imparare a governarlo, a sfruttarlo al meglio. La pianificazione è quindi un mezzo non un fine, ovvero si pianifica per lavorare meglio e non si lavora per pianificare, anche perché gli imprevisti causati da fattori esterni spesso non sono eliminabili.

In molte realtà vige il Principio di Pareto o legge 80/20: per qualsiasi campo di applicazione, il 20% di qualche cosa è solitamente responsabile per il restante 80%. Applicando la regola al tempo lavorativo se ne deduce che il 20% del lavoro consuma l’80% di tempo e risorse. I pianificatori utilizzano gran parte del loro tempo per preparare dati, ma relativamente poco (quello che rimane) per valutare, studiare e scegliere gli scenari e i piani produttivi migliori.

Avere gli strumenti di supporto adeguati significa ottimizzare il tempo a disposizione, dedicandolo ad analisi a valore aggiunto, come ad esempio simulazioni what-if dei possibili scenari, e non a preparare dati o a fare calcoli alla ricerca di un programma di produzione accettabile. Tutto questo si traduce quindi, in un miglioramento continuo delle performance dell’azienda (dall’ottimizzazione del livello di servizio alla riduzione dello stock, dalla massimizzazione delle produttività degli impianti alla riduzione degli sprechi, .....); in una parola, in recupero di marginalità e redditività.

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