Chi conosce Arie De Geus e Derek Bok?

Non vogliamo rovinarvi la sorpresa e lasciamo a voi scoprire chi siano e cosa abbiano fatto, ma questi due signori, oltre a condividere l’anno di nascita (1930), condividono anche un medesimo pensiero, anche se declinato in maniera diversa.

Non vogliamo rovinarvi la sorpresa e lasciamo a voi scoprire chi siano e cosa abbiano fatto, ma questi due signori, oltre a condividere l’anno di nascita (1930), condividono anche un medesimo pensiero, anche se declinato in maniera diversa. In tempi diversi hanno detto:

«La capacità di apprendere più velocemente dei vostri concorrenti potrebbe essere il solo vantaggio competitivo che avete»

e

«Se pensi che l’istruzione sia costosa, prova con l’ignoranza»

Se la curiosità vi ha spinto a fare una ricerca, adesso, oltre a sapere chi sono, sapete anche cosa hanno detto e magari potete anche condividere i medesimi pensieri e riflettere quanto oggi siano attuali, in un momento in cui le aziende hanno investito in maniera massiccia nella tecnologia: macchine sempre più evolute gestite da soluzioni sempre più performanti.

Ci siamo azzardati a porci una domanda mettendoci nei panni degli imprenditori. “E adesso che ho fatto la software selection, scelto ed installato la soluzione, collegato le macchine e certificato il tutto per ottenere l’iper ammortamento? Chi la utilizza, chi la gestisce, chi interpreta i dati raccolti e mette a frutto il tempo risparmiato dal non dovere gestire tonnellate di carta e centinaia di colonne e righe di excel, dal velocizzare i processi decisionali?

Beh, risposta semplice, molte volte le stesse persone che in azienda prima gestivano tutto manualmente o meglio “a memoria”. In molte realtà spesso il successo era ed è tuttora “legato” alla “testa” delle persone, persone che da anni lavorano in azienda e che dell’azienda conoscono tutto; impiegano un po' di tempo, ma come testimoniato da più di un imprenditore, “a mente gestiscono la produzione, in poche parole sanno cosa fare e come farlo. Istinto direi.

Conoscendo queste persone ci siamo accorti che alcune sono anche vicine alla pensione e fino ad ora non hanno voluto condividere la loro conoscenza, preparazione o istinto con altri. Quindi?

Noi, come partner delle aziende (la parola fornitore non ci piace), possiamo mettere a disposizione gli strumenti, le soluzioni software ed organizzative più evolute, riformulare i processi ma poi? Possiamo fare cultura in azienda ma poi?

E’ compito degli imprenditori scegliere e formare le proprie persone, i propri collaboratori.
Paradossalmente abbiamo incontrato imprenditori che non valutano in modo corretto il passaggio alle nuove tecnologie rese disponibili da I4.0 e dalla evoluzione tecnologica perché sono consci di non avere al proprio interno le persone adatte a gestirle. Persone che in qualche caso hanno dimostrato timore ad affrontare il cambiamento, a mettersi in gioco.

Questo imprenditore “senza accorgersene” sta perdendo competitività nell’affrontare le sfide quotidiane. Dovrebbe porsi questa domanda e poi darsi una risposta. “Come assicurare una lunga vita alla mia azienda?

Dalla società "industriale" siamo passati a quella della "conoscenza". In un mondo che diventa sempre più piccolo, il perimetro del proprio business, paradossalmente, cresce. La strada che devono seguire le aziende è la via che da un mercato nazionale porta a uno più vasto, e quindi meno familiare.
Il risultato è che sempre meno aziende lavorano in un contesto facile da controllare e, conseguentemente, se saranno gestite con i metodi che assicuravano sino a ieri il successo, correranno rischi sempre maggiori. In un mondo che si restringe c'è sempre più bisogno di quelle che De Geus chiama “living companies”: aziende concepite e guidate come un "essere vivente", e quindi, come questo, capaci di apprendere e di adattarsi al cambiamento. La “living company” è l'azienda del futuro.

Stefano Firpo, direttore generale per la politica industriale, la competitività e le Pmi del Mise (Ministero dello Sviluppo Economico ), dice «Siamo riusciti a smuovere la “barca” italiana con un piano di politica economica e industriale di cui abbiamo fatto l’asse portante delle ultime due leggi di bilancio. La leva fiscale è stata determinante e la risposta delle imprese c’è stata ma dobbiamo renderla sostenibile nel tempo; ora è necessario costruire e diffondere le competenze». Abbiamo urgenza di specializzare chi oggi lavora e le nuove generazioni sulla tecnologia 4.0, sulle opportunità offerte perché una persona formata e cioè preparata, è quanto di meglio un’organizzazione possa avere.

In questo contesto, rimanere aggiornati e al passo con i tempi è fondamentale. Le aziende devono formare il management e i collaboratori, imparare nuove tecniche e trovare strumenti sempre più efficienti per migliorare la propria gestione.

Questo soprattutto in un paese dove la “risorsa uomo” è tra le più bistrattate. Non parliamo della fuga di giovani ad alto potenziale ma anche di scarso coinvolgimento e basse motivazioni per quelli che restano, situazione che si riscontra in molte nostre aziende, senza peraltro voler generalizzare. Oggi la tecnologia mette a disposizione di chi opera e di chi decide informazioni in numero molto maggiore e di qualità decisamente più elevata.

Per essere “smart” però la tecnologia non basta. Questa evoluzione richiede e richiederà competenze sempre più specifiche ed una valorizzazione delle risorse umane su soluzioni maggiormente performanti. Se si forniscono all’operatore maggiori informazioni, aumenta la sua produttività, perché non perde tempo a capire cosa deve fare attraverso una serie di passaggi manuali.

Uno studio del Polimi riporta che la capacità di identificare, gestire e organizzare dati per creare valore nei processi di business è l’elemento che collega tutte le competenze che ci hanno portato al livello 4.0: operatori, manutentori, supply chain manager, operation manager, .... Un esperimento ha assodato che un operatore a bordo linea con i dati in tempo reale aumenta la produttività del 20% senza considerare che un pianificatore riesce a sviluppare e gestire molteplici scenari in un decimo del tempo.

Tutto questo perché oggi per sopravvivere e prosperare le organizzazioni hanno la necessità di incrementare il ritmo con cui le decisioni vengono prese e la loro frequenza. Le dinamiche temporali sono sempre più rapide, e quindi è necessario disporre di strumenti che permettano quotidianamente di dare le risposte giuste per poter sfruttare con intelligenza le potenzialità delle macchine e degli impianti, ma con un prerequisito fondamentale, la formazione della persona.
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